Pubblicato da “IL SOLE 24 ORE” Il progetto train the brain della fondazione igea contro l’invecchiamento del cervello nei cittadini e nei lavoratori per garantire efficienza cognitiva sicurezza sul lavoro e allontanare demenze e alzheimer

Roma, novembre 2022

Si riporta l’articolo di Marzio Bartoloni pubblicato su Il Sole 24 ore il 1° novembre 2022

 

Scoprire il prima possibile tra i lavoratori in azienda ogni piccolo segnale di declino cognitivo che faccia suonare un campanello d’allarme sul possibile arrivo di una malattia neuro degenerativa a cominciare da quella più micidiale di tutte: l’Alzheimer. Ma anche spingere i lavoratori a fare prevenzione mantenendo in allenamento il cervello per rallentare o addirittura rinviare i sintomi di queste patologie. Questo in estrema sintesi la sperimentazione che già diverse aziende stanno facendo offrendo ai dipendenti i colloqui di prevenzione contro l’invecchiamento del cervello realizzati dalla Fondazione Igea Onlus che applica il progetto “Train the Brain” realizzato dal Prof. Lamberto Maffei, neurofisiologo e presidente onorario dell’Accademia dei Lincei ed ex direttore dell’Istituto di Neuroscienze del Cnr. Un progetto, questo, che si basa su di un protocollo sviluppato oltre 10 anni fa e i cui risultati sono stati pubblicati anche su «Nature» che si basa su un programma di esercizi fisici e cognitivi, senza nessun impiego di farmaci, e che nell’80% dei pazienti non gravi ha mostrato di produrre un miglioramento cognitivo significativo.

Nel caso delle aziende questi test in particolare puntano a monitorare e tutelare nel trascorrere degli anni la work ability e a prevenire il declino cognitivo e il conseguente rischio di infortuni sul lavoro. Il tutto nella massima riservatezza per gli stessi dipendenti. Tra le ultime a ricorrere al protocollo «Train the Brain» c’è Assolombarda: «Il progetto da noi è partito prima della pandemia, ma poi visto che i test si fanno in presenza abbiamo messo a terra il progetto solo nei mesi scorsi proponendolo volontariamente a tutti i dipendenti over 50», avverte Paolo Cignoli responsabile risorse umane di Assolombarda. Che sottolinea l’importanza di comunicare bene impiego e finalità di «Train the Brain» perché c’è sempre il rischio che possa «essere accolto con qualche sospetto e ritrosia dai dipendenti, per questo va chiarito bene che l’azienda di tutti i risultati dei colloqui non ha nessun tipo di riscontro. Solo i dipendenti li conoscono con gli eventuali consigli ad agire e a svolgere altri accertamenti.  Abbiamo comunque fatto anche un questionario di valutazione del progetto e tutti si sono trovati molto bene». Per Cignoli questo protocollo potrebbe essere diffuso in molte aziende, «perché l’impegno   è davvero minimo e con costi relativi e potremmo ripeterlo». E infatti c’è chi come la Geico, azienda leader in macchinari per la verniciatura del settore automotive che opera vicino Monza,  ha già deciso di ripetere ogni due anni il protocollo: «Da noi rientra in un programma più ampio di attenzione alla salute dei nostri dipendenti avviato già nel 2015 e che ha visto l’impiego di Train the Brain nel 2018 visto che il tema dell’Alzheimer e delle malattie neurodegenerative è molto caro all’azienda che sostiene già dei progetti sul territorio», avverte Viola D’agata delle risorse umane della Geico. «Il ciclo di visite è stato rivolto soprattutto ai dipendenti over 50 ma è stato aperto volontariamente a chiunque volesse aderire perché magari ha una familiarità con queste malattie. Alla fine degli incontri con lo psiconeurologo ognuno ha ricevuto un report con possibili indicazioni nella totale garanzia della privacy. L’adesione è stata quasi al 100% nel 2018 e abbiamo ripetuto il progetto nel 2021 e l’intenzione è di riproporlo ogni due anni all’interno del nostro piano di interventi per la salute dei dipendenti».

«Questo protocollo viene applicato in quasi in tutto il mondo anche perché al momento non ci sono cure che funzionino davvero. Certo per applicarlo servono fondi e personale perché servono tecnici che seguano personalmente i pazienti per svolgere gli esercizi fisici e cognitivi», avverte il neurofisiologo Maffei. Che sottolinea come tutte le persone da una certa età dovrebbero fare questi test: «Sarebbe una eccezionale prevenzione per intervenire in tempo, quasi come i vaccini per i virus. Ecco Train the Brain potrebbe essere un buon vaccino contro malattie cosi terribili».

Marzio Bartoloni

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